Finalità del comitato nazionale
Finalità del Comitato Nazionale
Il 15 maggio 2025 ricorre il quarto centenario della nascita del pittore Carlo Maratti (Camerano, Ancona 1625 – Roma 1713), artista attivo a Roma per più di 60 anni e di indubbia fama ai suoi tempi, conteso da papi, cardinali, mecenati, collezionisti e regnanti di tutt’Europa. Infatti, dopo la scomparsa di Pietro da Cortona (1669) e di Gian Lorenzo Bernini (1680), egli fu riconosciuto universalmente quale caposcuola della pittura romana e protagonista assoluto dell’ambiente artistico a Roma nel tardo Seicento.
Nato a Camerano (Ancona) nel 1625 ed approdato a Roma all’età di undici anni, ma munito di un talento precoce, Maratti fu accolto ben presto nella bottega di Andrea Sacchi, divenendone l’allievo prediletto ed erede della prestigiosa tradizione classicista dei bolognesi Carracci, che egli aggiornò costantemente con prestiti da Guido Reni, Lanfranco e Bernini. La sua lunga e fortunata carriera ebbe inizio dallo squisito Presepe neo-correggesco, svelato nel 1650 nella chiesa di san Giuseppe dei Falegnami a Roma, seguito dalle tre cappelle in Sant’Isidoro, tra cui quella De Sylva con la celebre Immacolata divenuta un’immagine iconica della Controriforma trionfante, e da una sempre più ampia serie di prestigiose commissioni. I numerosi quadri di soggetto mariano gli meritarono il soprannome con cui era noto in gioventù di “Carluccio delle Madonne”.
Artista prediletto di ben sei papi – in particolare Urbano VIII Barberini, Alessandro VII Chigi, Clemente X Altieri, sino a Clemente XI Albani – , Principe a vita dell’Accademia di San Luca dal 1700 sino alla morte, Maratti fornì un’impressionante serie di pale d’altare in varie chiese a Roma e in tutt’Italia – Ancona, Siena, Palermo, Napoli e Torino –, affreschi nei palazzi romani Altieri e del Quirinale d’impostazione innovativa, che coniugavano il linguaggio classicista al più aggiornato gusto barocco. Significative furono le richieste a lui avanzate da regnanti di tutt’Europa: il re di Francia gli commissionò il celebre Apollo e Dafne oggi a Bruxelles, Musées des Beaux-Arts, e l’imperatrice Eleonora d’Asburgo il Transito di San Giuseppe oggi a Vienna, Kunsthistorischen Museum.



Maratti fu anche il più quotato ritrattista italiano dell’epoca, come documentano i capolavori raffiguranti papa Clemente IX Rospigliosi, noto in più esemplari alla Pinacoteca Vaticana e al museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, o i cardinali Alderano Cybo a Marsiglia, Antonio Barberini a figura intera alla Galleria Barberini a Roma, o i più tardi ritratto della figlia Faustina come allegoria della pittura alla Galleria Corsini a Roma, ed il doppio ritratto del Marchese Pallavicini e dello stesso Maratti a Stourhead, Hoare Collection.
A questa attività si aggiunge quella richiestagli dai numerosi ‘milordi’ per lo più inglesi venuti in Italia per il Grand tour, che, soggiornando a Roma, non potevano esimersi dal farsi ritrarre da lui. In questo genere egli ideò un modello di ritrattistica aulica seguito da tutti i pittori della generazione successiva a Roma, sino a Pompeo Batoni. Ne fanno fede il Ritratto di Lord Isham a Northampton, quello di Wentworth Dillon conte di Roscommon e di Robert Spencer conte di Sutherland, entrambi ancora nella dimora di famiglia a Althorp, collezione Spncer, e molti altri tuttora conservati in dimore inglesi.



Fondamentale risulta il suo apporto alla collaborazione, come figurista, ai più noti pittori di paesaggio – Gaspar Dughet e Jan Frans van Bloemen – e di nature morte – Mario Nuzzi o dei Fiori, Giovanni Stanchi, Franz Werner von Tamm, Abraham Brueghel – che fisserà la prassi seguita nel Settecento da Pompeo Batoni e Placido Costanzi con Locatelli e van Bloemen.
La sua produzione comprende anche un piccolo corpus di incisioni giovanili, ma soprattutto migliaia di disegni di straordinaria qualità e varietà di tipologie e maniere, relativi non solo ai dipinti, ma destinati anche ad incisioni ed illustrazioni di libri, a ritratti e caricature, a studi per sculture e oggetti di arte decorativa: anche in quest’ultimi settori egli lasciò una impronta durevole sulla codificazione del linguaggio romano barocco e classicista in tutte le sue sfaccettature.
Maratti giocò un ruolo primario all’Accademia di San Luca a Roma, dove ricoprì l’incarico di Principe a varie riprese, prima nel 1664, e poi dal 1700 in poi sino alla morte. In quel contesto il sodalizio con Giovan Pietro Bellori, suo amico e biografo e massimo teorico dell’ideale classico nella pittura del Seicento, lo rese punto di riferimento d’obbligo nei dibattiti sull’estetica e sull’insegnamento artistico. Opere come Apollo e Dafne per Luigi XIV, che gli valse il titolo di peintre du roi, esprimono in modo insuperato la visione aulica del gusto tardobarocco, in sintonia con le riforme proposte dall’Accademia dell’Arcadia, di cui fu membro dal 1704 con l’appellativo di Disfilo Coriteo, e con le innovazioni melodiche operate dal musicista Arcangelo Corelli, che fu suo amico.
Nella sua lunga carriera professionale Maratti diresse la bottega più ampia del tempo, paragonabile ad una piccola impresa privata, con un modulo organizzativo che ricalcava quello adottato da Raffaello nel suo studio romano. Come Sanzio, che fu suo costante modello, tanto da meritare il titolo da parte dell’amico Bellori di “nuovo Raffaello del suo tempo”, Maratti si avvalse di incisori di fiducia per trasmettere memoria della sua pittura; la diffusione fra artisti e appassionati delle stampe che riproducevano i suoi capolavori portò al consolidamento della sua leadership artistica.
Il suo enorme prestigio fu consacrato dalla nomina a Custode delle pitture di Michelangelo e Raffaello in Vaticano da parte di Innocenzo XII nel 1693, dalla medaglia coniata in suo onore da François. Cheron Ars Geniusque simul, e dalla nomina a cavaliere dell’Ordine di Cristo tributatagli da Clemente XI nel 1704 con una solenne cerimonia in Campidoglio. Le sue spoglie sono custodite in un grandioso monumento funebre, eseguito su suo disegno da Francesco Moratti, posto nell’atrio della Basilica romana di Santa Maria degli Angeli.
Carlo Maratti raggiunse una grande fama in vita, conteso da papi, cardinali, regnanti d’Europa, collezionisti e ‘milord’ venuti in Italia per il Grand tour. Di contro a questa notorietà goduta in vita, gli studi storico-artistici a lui dedicati si sono limitati solo a pochi articoli e a due convegni, tenutisi a Roma in occasione della ricorrenza della morte. La pubblicazione nel 2024 di una monografia a lui dedicata (S. Rudolph, S. Prosperi Valenti Rodinò; ed. Bozzi, Roma 2024) sta finalmente restituendo al pittore marchigiano la posizione di leader da lui raggiunta a Roma nella seconda metà del Seicento.
Il Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della nascita di Carlo Maratti, istituito per programmare, promuovere e curare lo svolgimento delle manifestazioni centenarie, ha intenzione di promuovere lo studio e la fruibilità ad un pubblico, non solo specializzato, della vasta produzione e attività di Maratti creatore di modelli, che ebbero un seguito anche nel Settecento in Europa. Obiettivo primo è mettere a fuoco il ruolo fondamentale svolto da Maratti nell’ambiente artistico romano nella seconda metà del Seicento e nel primo decennio del Settecento, divenendone il punto di riferimento imprescindibile per ogni attività intrapresa da pontefici e committenti.